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al testo di Valentina Rosafio
Occhi
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Io non sono un poeta, ma piangono parole dai tuoi occhi, come posso lasciarle cadere? Non resta che prendere un foglio e lasciarle lì scivolare.
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Valentina Rosafio
- 30/05/2012 12:30:00
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grazie Leonora e Luciana per lattenzione che rivolgete ai miei versi!
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Valentina Rosafio
- 30/05/2012 12:28:00
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oh Domenico grazie!grazie infinite anche per gli auguri :)
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Leonora Lusin
- 30/05/2012 09:15:00
[ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]
Monto intensa, quasi bruciante con incipit antifrastico. Ciao Valentina.
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Domenico Morana
- 30/05/2012 00:24:00
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Che? Me piaciuta? Certo, certo. Il testo "schermo" è per il tuo sguardo sincero. Brava poetessa! Auguri per sabato ;)))
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Luciana Riommi Baldaccini
- 29/05/2012 20:50:00
[ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]
Come allo specchio: guardarsi piangere e comporre quelle lacrime in un significato, in primo luogo quello dellaccoglienza. Ciao
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Valentina Rosafio
- 29/05/2012 11:28:00
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grazie Loredana,Carla e Nando per aver apprezzato questo povero spunto sulla Poesia. a Domenico: spero che i miei versi, per quanto lontanamente comparabili alla bellissima poesia da te proposta, ti siano in ogni modo piaciuti. :)
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Ferdinando Battaglia
- 29/05/2012 08:41:00
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Una bella poesia, la sua brevità ne esalta il contenuto, ricco di significato. Mi ha ispirato unimmagine per unaltra poesia(chissà): al di là dellessere o non essere poeta(questione adesso secondaria)si utiliiza il foglio di carta come la Veronica utilizzò il panno sul dolore del Cristo(non sembri irriverente il paragone), raccogliendo e "fissndo" in dolorosa bellezza, le lacrime degli altri o di se stessi(molto spesso sono lacrime sorelle).
Buona giornata Valentina
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Carla de Falco
- 28/05/2012 19:44:00
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BELLA...
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Domenico Morana
- 28/05/2012 18:24:00
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OCCHI (liberamente, ma non troppo, da Clovis Hesteau de Nuysement)
Oh, begli occhi, divino umano orpello che il ciel saettando con la terra e il mare a cui il grand’occhio rilucente amare appronta tutti i giorni fiammeo ostello, occhi che pur l’inferno fate bello, occhi che dal mattino all’annottare il cuor mi concedete divinare per l’incanto radiante d’un tranello; bruciore di cui l’anima si pasce e che dardeggia l’amorosa fiamma smarrendomi la mente in nuovo dramma, se ferito m’avete le fibrille, se d’utile scorpion letali stille, fate mio mal fenice che rinasce.
Ciao Valentina ;)
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Loredana Savelli
- 28/05/2012 14:06:00
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Nel passaggio dal primo al secondo verso, ho apprezzato molto il passagio dalio al tu. "Io" non sono poeta e "tu" piangi: ecco indicata in modo diretto e semplice la funzione della poesia: dare voce a chi non ce lha, farsi strumento di un gemito universale che racconta la nostra comune umanità. Un caro saluto.
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